Anastasio Alberto Ballestrero

Anastasio Alberto Ballestrero, O.C.D.
cardinale di Santa Romana Chiesa
Il cardinale Ballestrero all'inizio degli anni '80.
In omnia bonitate et veritate
 
Incarichi ricoperti
  • Superiore generale dell'Ordine dei carmelitani scalzi (1955-1967)
  • Arcivescovo metropolita di Bari e Canosa (1973-1977)
  • Delegato pontificio per la Basilica di San Nicola di Bari (1973-1977)
  • Arcivescovo metropolita di Torino (1977-1989)
  • Vicepresidente per l'Italia settentrionale della Conferenza Episcopale Italiana (1978-1979)
  • Presidente della Conferenza Episcopale Italiana (1979-1985)
  • Cardinale presbitero di Santa Maria sopra Minerva (1979-1998)
  • Custode pontificio della Santa Sindone (1983-1990)
 
Nato3 ottobre 1913 a Genova
Ordinato diaconodicembre 1935[1]
Ordinato presbitero6 giugno 1936 dal cardinale Carlo Dalmazio Minoretti
Nominato arcivescovo21 dicembre 1973 da papa Paolo VI
Consacrato arcivescovo2 febbraio 1974 dal cardinale Sebastiano Baggio
Creato cardinale30 giugno 1979 da papa Giovanni Paolo II
Deceduto21 giugno 1998 (84 anni) a Bocca di Magra
 
Manuale

Anastasio Alberto Ballestrero (Genova, 3 ottobre 1913Bocca di Magra, 21 giugno 1998) è stato un cardinale e arcivescovo cattolico italiano.

Biografia

Nacque a Genova il 3 ottobre 1913, primo dei cinque figli di Giacomo Ballestrero e Antonietta Daffunchio.

Formazione e ministero sacerdotale

Entrò nell'Ordine dei Carmelitani Scalzi. Il 6 giugno 1936 fu ordinato sacerdote. Partecipò al concilio Vaticano II in quanto superiore generale dei Carmelitani, incarico che ricoprì per 12 anni, dal 1955 al 1967.

Ministero episcopale e cardinalato

Il 21 dicembre 1973 fu eletto arcivescovo di Bari e Canosa. Ricevette la consacrazione episcopale il 2 febbraio 1974.

Nel 1975 predicò gli esercizi spirituali a Paolo VI e alla Curia vaticana. Il 1º agosto 1977 fu chiamato a succedere al cardinal Michele Pellegrino e venne nominato arcivescovo di Torino. Papa Giovanni Paolo II lo elevò al rango di cardinale nel concistoro del 30 giugno 1979. Dal 1979 al 1985 fu presidente della Conferenza episcopale italiana. Il 5 febbraio 1980 ufficializzò la costituzione della Caritas diocesana torinese dopo un periodo sperimentale durante il quale era stata gestita dall'ingegner Giorgio Ceragioli.[2][3] In quell'occasione nominò direttore don Piero Giacobbo, il quale nel 1986 venne sostituito nella guida della Caritas da don Sergio Baravalle.[2]

Le sue lettere pastorali, come pure i due convegni ecclesiali diocesani che si tennero durante il suo episcopato (Evangelizzazione e promozione umana e Sulle strade della riconciliazione), ebbero una notevole influenza sul cammino della Chiesa torinese di quegli anni.[4]

Il 14 novembre 1983,[5] dopo la decisione dell'ex re d'Italia Umberto II di donarla alla Chiesa cattolica, fu nominato custode della Santa Sindone; in tale veste rese note le risultanze degli esami effettuati sulla reliquia con il metodo del carbonio-14.[6]

Lasciò l'incarico di arcivescovo di Torino il 31 gennaio 1989. Morì a Bocca di Magra, nella casa di spiritualità carmelitana dove si era ritirato, il 21 giugno 1998 all'età di 84 anni. È sepolto nella cripta dell'eremo del Deserto di Varazze.

Nel febbraio 2014 la Conferenza episcopale del Piemonte ha deciso di iniziare l'iter per la causa di beatificazione.[7]

Genealogia episcopale e successione apostolica

La genealogia episcopale è:

La successione apostolica è:

Opere

  • Vivere in ossequio di Gesù. La regola del Carmelo, OCD, 2003.
  • Beati quelli che ascoltano, Ancora, 2001.
  • Silenzio e stupore. Brevi riflessioni spirituali, San Paolo Edizioni, 2000.
  • La consacrazione, Piemme, 1998.
  • Alla fonte del Carmelo. Commento alla regola «Primitiva» dell'Ordine della Beata Vergine Maria del monte Carmelo, SEI, 1996.
  • Meditazione sulla pazienza, Piemme, 1996.
  • Prima le radici, San Paolo Edizioni, 1996.

Note

  1. ^ Data incerta
  2. ^ a b F.B., Formazione e ascolto da 28 anni, in Voce del Popolo, 17 febbraio 2008.
  3. ^ Edo Gorzegno, Ceragioli, un'anima al futuro, in Voce del Popolo, 3 agosto 2008.
  4. ^ Memoria del Card. Anastasio A. Ballestrero, a dieci anni dalla sua morte, P. Luigi Gaetani, 2008, on-line in formato .pdf su www.carmelitaniscalzi.com[collegamento interrotto] (ultimo accesso nel marzo 2010)
  5. ^ La donazione della Sindone alla Santa Sede (PDF), su sindone.info, p. 2. URL consultato il 18 febbraio 2018.
  6. ^ Sito del Seminario di Gesù Bambino dei Frati Carmelitani Scalzi (Arenzano), www.seminarioarenzano.it Archiviato il 1º settembre 2009 in Internet Archive. (ultimo accesso il 27 aprile 2010)
  7. ^ Ballestrero verso gli altari, in vaticaninsider.lastampa.it, 8 febbraio 2014. URL consultato l'11 febbraio 2014.

Bibliografia

  • Paola Alciati, Giuseppe Caviglia, Un'ombra che non fa ombra, OCD, 2013.
  • Giuseppe Caviglia, Il cardinale Anastasio Alberto Ballestrero, Elledici, 2008.
  • Carlo Ghidelli, Come ciottolo di fiume. Anastasio card. Ballestrero, San Paolo Edizioni, 2004.

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Collegamenti esterni

Predecessore Superiore generale dell'Ordine dei carmelitani scalzi Successore
? 9 aprile 1955 – 20 maggio 1967 ?
Predecessore Arcivescovo metropolita di Bari e Canosa Successore
Enrico Nicodemo 21 dicembre 1973 – 1º agosto 1977 Andrea Mariano Magrassi, O.S.B.
Delegato pontificio per la Basilica di San Nicola di Bari
21 dicembre 1973 – 1º agosto 1977
Predecessore Arcivescovo metropolita di Torino Successore
Michele Pellegrino 1º agosto 1977 – 31 gennaio 1989 Giovanni Saldarini
Predecessore Custode pontificio della Santa Sindone
Umberto II di Savoia
(Custode della Sacra Sindone)
14 novembre 1983 – 18 agosto 1990
Predecessore Vicepresidente per l'Italia settentrionale della Conferenza Episcopale Italiana Successore
Giuseppe Carraro 25 maggio 1978 – 18 maggio 1979 Marco Cé
Predecessore Presidente della Conferenza Episcopale Italiana Successore
Antonio Poma 18 maggio 1979 – 3 luglio 1985 Ugo Poletti
Predecessore Cardinale presbitero di Santa Maria sopra Minerva Successore
Dino Staffa 30 giugno 1979 – 21 giugno 1998 Cormac Murphy-O'Connor
Controllo di autoritàVIAF (EN) 49343757 · ISNI (EN) 0000 0001 1569 8577 · SBN CFIV009267 · BAV 495/128182 · LCCN (EN) n89653336 · GND (DE) 124714242 · BNE (ES) XX1062385 (data) · BNF (FR) cb125874493 (data)
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