Berberis vulgaris

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Crespino
Berberis vulgaris
Stato di conservazione
Rischio minimo[1]
Classificazione APG IV
Dominio Eukaryota
Regno Plantae
(clade) Angiosperme
(clade) Mesangiosperme
(clade) Eudicotiledoni
(clade) Eudicotiledoni basali
Ordine Ranunculales
Famiglia Berberidaceae
Sottofamiglia Berberidoideae
Genere Berberis
Specie B. vulgaris
Classificazione Cronquist
Dominio Eukaryota
Regno Plantae
Sottoregno Tracheobionta
Superdivisione Spermatophyta
Divisione Magnoliophyta
Classe Magnoliopsida
Sottoclasse Magnoliidae
Ordine Ranunculales
Famiglia Berberidaceae
Sottofamiglia Berberidoideae
Genere Berberis
Specie B. vulgaris
Nomenclatura binomiale
Berberis vulgaris
L., 1753
Nomi comuni

crespino comune, trespigno, spina acida

Il crespino comune (nome scientifico Berberis vulgaris L., 1753) è una pianta appartenente alla famiglia delle Berberidaceae, diffusa in Europa continentale ed in Medio Oriente[2].

Etimologia

Il nome del genere deriva dal greco Berberi, che significa Conchiglia, per via dei petali fatti a conca.

Descrizione

Il crespino comune è un piccolo albero o un arbusto alto da uno a tre metri, latifoglie. Ha grosse radici scure all'esterno e gialle all'interno; l'arbusto presenta rami spinosi.

Le foglie sono semi-persistenti. Le foglie sono ellittiche, si restringono alla base in un corto picciolo e arrotondate all'apice; la superficie è larga e lucida, il margine è dentellato. Le foglie sono alterne sui rami lunghi oppure sono riunite in fascetti su dei rametti molto corti, alla base di ognuno dei quali è presente una spina composta da tre a sette aculei pungenti.

I fiori sono gialli con sei petali, sono piccoli e riuniti in mazzetti.

Il frutto è una bacca lunga 1 cm commestibile, rossa e persistente sulla pianta, che contiene da due a tre semi dal guscio corneo. La fioritura si ha ad aprile-maggio e la maturazione avviene a Luglio.

  • Il portamento
    Il portamento
  • Le foglie
    Le foglie
  • I frutti
    I frutti
  • I fiori
    I fiori

Distribuzione e habitat

Cresce nelle zone aride montane, ai margini dei boschi, nelle siepi, nei pascoli fra i 100 e i 2000 m. Se presente in zone limitrofe a coltivazioni soggette a ruggini, può essere un ospite secondario del patogeno, ma in Italia ciò non accade a causa dell'ambiente non adatto[senza fonte], al contrario ad esempio della Francia.

Usi

Il crespino comune con le sue spine può essere impiegato per fare una siepe difensiva e impenetrabile nei confini degli appezzamenti. La pianta è resistente e rustica, tollera abbastanza le potature, non teme il freddo e resiste a brevi periodi di siccità. inoltre è un'erba officinale ed un'erba medicinale.

Proprietà farmaceutiche

Possiede proprietà amaricanti, toniche, astringenti, febbrifughe, depurative, diuretiche. Viene usata la corteccia delle radici come anche foglie e frutti.

Gastronomia

Frutti raccolti per essere usati in cucina.

A maturazione, in estate a luglio, i frutti hanno un sapore Aspro-acido e non sono molto buoni. Dopo le prime gelate, in autunno, i frutti si addolciscono e possono venire usati per preparare marmellate, confetture e sciroppi dal sapore forte e gradevole. In ogni caso solitamente i frutti non si consumano allo stato fresco. Sono molto ricchi di acido malico (e a questo si deve il loro sapore acido) e di vitamina C. Per chi si accingesse a raccogliere le bacche, è consigliata cautela per via delle terribili spine. In altre tradizioni culinarie, come ad esempio quella russa e soprattutto l'iraniana, i frutti vengono utilizzati spesso per bevande gassate e succhi ma anche per piatti di carne. In Iran vengono consumati solitamente secchi e in piatti della tradizione come il zereshk polo.

Giardinaggio

Ci sono alcune varietà di crespino con foglie rosse o con bacche gialle, usate come ornamentali, alcune sono sempreverdi.

Note

  1. ^ (EN) Berberis vulgaris, su IUCN Red List of Threatened Species, Versione 2020.2, IUCN, 2020.
  2. ^ (EN) Berberis vulgaris L. | Plants of the World Online | Kew Science, su Plants of the World Online. URL consultato il 22 febbraio 2021.

Bibliografia

  • Sandro Pignatti, Flora d'Italia, Bologna, Edagricole, 1982, ISBN 88-506-2449-2.
  • Massimo Spampani, Frutti selvatici delle dolomiti ampezzane, Ghedina.
  • Dino Dibona, Dizionario universale della montagna, Newton & Compton.

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