Cloruro di vanadio(II)

Cloruro di vanadio(II)
Struttura dello ioduro di cadmio, analoga a quella del cloruro di vanadio(II)
Struttura dello ioduro di cadmio, analoga a quella del cloruro di vanadio(II)
Nome IUPAC
Cloruro di vanadio(II), dicloruro di vanadio
Caratteristiche generali
Formula bruta o molecolareVCl2
Massa molecolare (u)121,85
Aspettosolido verde chiaro
Numero CAS10580-52-6
Numero EINECS234-176-7
PubChem66355 e 10313129
SMILES
Cl[V]Cl
Proprietà chimico-fisiche
Densità (g/cm3, in c.s.)3,23
Solubilità in acquasolubile
Temperatura di fusione1350 °C[1]
Proprietà termochimiche
ΔfH0 (kJ·mol−1)-460[1]
Proprietà tossicologiche
DL50 (mg/kg)540 (ratto, orale)[2]
Indicazioni di sicurezza
Simboli di rischio chimico
corrosivo irritante
pericolo
Frasi H302 - 314
Consigli P280 - 305+351+338 - 310
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Il cloruro di vanadio(II) o dicloruro di vanadio è il composto inorganico binario avente formula VCl2. In condizioni normali è un solido di colore verde chiaro, molto igroscopico. Lo stato di ossidazione del vanadio è +2, molto ridotto, e quindi il composto è molto sensibile all'ossidazione.[1] VCl2 è disponibile in commercio.

Storia

Il composto VCl2 fu ottenuto per la prima volta nel 1869 da Henry Enfield Roscoe, facendo passare una miscela di VCl4 e idrogeno attraverso un tubo riscaldato al calor rosso.[3][4] Dal VCl2 così preparato Roscoe ottenne quindi per la prima volta vanadio metallico per ulteriore riduzione con idrogeno.

Struttura molecolare e configurazione elettronica

VCl2 è un composto ionico. Allo stato solido possiede una struttura cristallina esagonale analoga a quella dello ioduro di cadmio, gruppo spaziale P3m1, con costanti di reticolo a = 360,1 pm e c = 583,5 pm.[5] Lo ione V2+ ha configurazione elettronica d 3, con stato fondamentale di quartetto, analogamente al Cr3+.[1]

Sintesi

VCl2 si può preparare trattando VCl3 con idrogeno a temperatura non oltre 675 °C:[6]

2 VCl3 + H2 → 2 VCl2 + 2 HCl

Alternativamente si può preparare per decomposizione termica di VCl3. Si ha una reazione di disproporzione con formazione del composto volatile VCl4, mentre rimane VCl2 che non è volatile:[7]

2 VCl3 → VCl2 + VCl4

Reattività

VCl2 è un composto molto igroscopico e molto sensibile all'ossidazione. Sciolto in acqua forma lo ione esaaquovanadio(II) [V(H2O)6]2+ color lavanda. Facendo evaporare queste soluzioni si ottengono cristalli di [V(H2O)6]Cl2. È invece insolubile in alcool o etere.[8]

VCl2 ha forti proprietà riducenti, e può ridurre solfossidi a solfuri, azidi organiche ad ammine, e può anche essere usato per accoppiamenti riduttivi di alcuni alogenuri alchilici.[1]

Tossicità / Indicazioni di sicurezza

VCl2 è disponibile in commercio. Il composto provoca gravi ustioni cutanee e gravi lesioni oculari. È nocivo per ingestione e inalazione. Non ci sono evidenze di effetti cancerogeni. Non sono disponibili dati su effetti ambientali.[2]

Note

Bibliografia

  • (EN) G. Brauer, Handbook of preparative inorganic chemistry, vol. 2, 2ª ed., New York, Academic Press, 1965.
  • P. Ehrlich e H.-J. Seifert, Über Vanadinchloride, in Z. anorg. allg. Chem., vol. 301, n. 5-6, 1959, pp. 282-287, DOI:10.1002/zaac.19593010508. URL consultato il 18 marzo 2014.
  • (DE) A. F. Holleman e N. Wiberg, Lehrbuch der Anorganischen Chemie, Berlino, Walter de Gruyter, 2007, ISBN 978-3-11-017770-1.
  • H. E. Roscoe, XXVI.—Researches on vanadium. Part II. On the chlorides of vanadium and metallic vanadium, in J. Chem. Soc., vol. 23, 1870, pp. 344-358, DOI:10.1039/JS8702300344. URL consultato il 18 marzo 2014.
  • H. E. Roscoe, Researches on vanadium. Part II. On the chlorides of vanadium and metallic vanadium, in Chemical News, vol. 20, n. 504, 1869, pp. 37-38. URL consultato il 18 marzo 2014.
  • O. Ruff e H. Lickfett, Beitrag zur Kenntnis der Vanadinchloride, in Ber. deutsch. chem. Ges., vol. 44, n. 1, 1911, pp. 506-521, DOI:10.1002/cber.19110440179. URL consultato il 18 marzo 2014.
  • Sigma-Aldrich, Scheda di dati di sicurezza del Vanadium(II) chloride, 2012.
  • R. C. Young e M. E. Smith, Vanadium(II) chloride (TXT), in Inorg. Synth., vol. 4, 1953, pp. 126-127. URL consultato il 18 marzo 2014.

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