Difesa della Grande Muraglia

Difesa della Grande Muraglia
parte della Campagna della Mongolia Interna
Grande Muraglia, 1933
Data1º gennaio - 31 maggio 1933
LuogoEstremità orientale della Grande muraglia cinese
EsitoVittoria giapponese e del Manciukuò
Armistizio di Tanggu
Schieramenti
  CinaBandiera del Giappone Giappone
Bandiera del Manciukuò Manciukuò
Comandanti
Bandiera della Repubblica di Cina Chiang Kai-shek
Bandiera della Repubblica di Cina Zhang Xueliang
Bandiera della Repubblica di Cina He Yingqin
Bandiera della Repubblica di Cina Song Zheyuan
Bandiera del Giappone Nobuyoshi Mutō
Bandiera del Manciukuò Zhang Haipeng
Effettivi
Armata Nordorientale: 50.000+ uominiGiappone: 50.000 uomini
Manciukuò: 42.000 uomini
Perdite
SconosciuteSconosciute
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Manuale

La difesa della Grande Muraglia (in cinese 長城抗戰T, 长城抗战S, Chángchéng KàngzhànP) (1º gennaio - 31 maggio, 1933) fu una campagna combattuta tra gli eserciti della Repubblica di Cina e dell'Impero del Giappone, che ebbe luogo prima della seconda guerra sino-giapponese ufficialmente iniziata nel 1937. È nota in giapponese come operazione Nekka (熱河作戦?, Nekka Sakusen) e in molte fonti inglesi come la prima battaglia di Hopei.

Durante questa campagna, il Giappone conquistò la provincia della Mongolia Interna di Rehe, usurpandola al signore della guerra cinese Zhang Xueliang e la annetté al nuovo stato fantoccio del Manciukuò, la cui frontiera meridionale venne così estesa fino alla Grande muraglia cinese.

Battaglia del passo di Shanhai

Per i termini dell'accordo della Ribellione dei Boxer del 1901, l'esercito imperiale giapponese manteneva un piccolo presidio di circa 200 uomini a Shanhaiguan, l'estremità orientale fortificata della Grande muraglia cinese che si affaccia sull'oceano Pacifico. Nella notte del 1º gennaio 1933, il comandante della guarnigione giapponese inscenò un attacco con l'esplosione di poche bombe a mano e sparando alcuni colpi.[1] L'Armata del Kwantung uso ciò come pretesto per chiedere che il 626º Reggimento cinese dell'Armata Nordorientale, a guardia di Shanhaiguan, evacuasse le difese del passo.

Quando la guarnigione cinese rifiutò, l'8ª Divisione giapponese emise un ultimatum e poi attaccò il passo con il supporto di 4 treni blindati e 10 carri armati.[2] L'attacco giapponese venne sostenuto dal supporto aereo ravvicinato dei bombardieri e dal cannoneggiamento della Seconda Flotta della Marina imperiale giapponese tramite dozzina di navi da guerra in mare aperto. Il 3 gennaio, il comandante del reggimento cinese Shi Shian, incapace di resistere a questo attacco, venne costretto ad evacuare le sue posizioni dopo aver perso metà dei suoi effettivi.[1]

Battaglia di Rehe

Lo stesso argomento in dettaglio: Battaglia di Rehe.

La provincia di Rehe, sul lato nord della Grande Muraglia, era l'obiettivo successivo. Dichiarando che la provincia fosse storicamente parte della Manciuria, l'esercito giapponese inizialmente sperò di ottenerla attraverso la defezione del generale Tang Yulin alla causa del Manciukuò. Quando ciò fallì, venne messa in atto l'opzione militare. Il capo di stato maggiore dell'esercito giapponese richiese l'autorizzazione dell'Imperatore Hirohito per l'"operazione strategica" contro le forze cinesi a Rehe. Sperando che fosse l'ultima delle operazioni dell'esercito nella zona e che avrebbe posto fine alla questione della Manciuria, l'Imperatore approvò, pur affermando esplicitamente che l'esercito non si sarebbe dovuto spingere al di là della Grande Muraglia.[1] L'offensiva venne lanciata il 23 febbraio 1933 e due giorni più tardi Chaoyang e Kailu vennero conquistate. Il 2 marzo, la 4ª Brigata di cavalleria giapponese incontrò la resistenza delle forze di Sun Dianying e, dopo giorni di combattimenti, prese Chifeng. Il 4 marzo, la cavalleria giapponese e la 1ª Compagnia speciale corazzata conquistarono Chengde, la capitale di Rehe.

La carica delle truppe giapponesi verso la difesa del muro

Ripiegando su Rehe, il XXXII Corpo d'armata di Wan Fulin si ritirò dal Passo di Lengkou, mentre anche il XXIX Corpo d'armata del generale Song Zheyuan si ritirava, la 37ª Divisione di Zhang Zuoxiang si ritirò dal Passo di Xifengkou, la 25ª Divisione del generale Guan Linzheng dal Passo di Gubeikou.

Il 4 marzo, la 139ª Divisione del XXXII Corpo d'armata del KMT riuscì a tenere il Passo di Lengkou, e il 7 marzo, il LXIV Corpo d'armata del KMT resistette agli attacchi da parte della 16ª Brigata dell'8ª Divisione giapponese, al Passo di Gubeikou.

Il 9 marzo, Chiang Kai-shek tenne una riunione con Zhang Xueliang sulla resistenza all'invasione giapponese a Baoding. Chiang Kai-shek cominciò a spostare le sue forze dalla campagna contro il Jiangxi sovietico, che includevano le forze di Huang Jie, di Xu Tingyao e di Guan Linzheng. Chiang Kai-shek chiamò inoltre il VII Corpo d'armata di Fu Zuoyi da Suiyuan. Tuttavia, le sue azioni erano troppo tardive e i rinforzi non furono sufficienti per fermare l'avanzata giapponese.

L'11 marzo, le truppe giapponesi si spinsero fino alle soglie della Grande Muraglia. Il giorno successivo Zhang Xueliang rassegnò le dimissioni a He Yingqin a cui, come nuovo capo dell'Armata Nordorientale, venne assegnato il compito di garantire la difesa della Grande Muraglia.

Soldati cinesi armati di spade

L'esercito nipponico lanciò più di venti assalti ravvicinati, con i soldati cinesi dell'Armata Nordorientale armati di spada a respingerli. Tuttavia, il 21 marzo i giapponesi conquistarono il Passo di Yiyuankou. Il XXIX Corpo d'armata del KMT evacuò il Passo di Xifengkou tra l'8 e l'11 aprile. Le truppe giapponesi riconquistarono il Passo di Lengkou dopo decine di lotte altalenanti con le difese del passo e le forze cinesi a Jielingkou lo abbandonarono.[3] L'esercito cinese era significativamente male armato al confronto con quello giapponese e molte unità erano dotate solo di pistole, bombe a mano e spade cinesi tradizionali con scorte limitate di mortai da trincea, mitragliatrici pesanti, mitragliatrici leggere e fucili. Respinto dalla schiacciante potenza di fuoco avversaria, il 20 maggio l'esercito cinese si ritirò dalle posizioni restanti sulla Grande Muraglia.

Anche se alla fine l'Esercito Rivoluzionario Nazionale subì una sconfitta, diverse unità singole come il plotone di He Zhuguo riuscirono a rallentare il meglio equipaggiato esercito giapponese per tre giorni prima di essere annientati. Alcune divisioni dell'ERN riuscirono anche a ottenere vittorie minori su passi come Xifengkou e Gubeikou utilizzando i bastioni per spostare i soldati da un settore ad un altro della Grande Muraglia, proprio come i soldati della dinastia Ming prima di loro.[4]

Conseguenze

Lo stesso argomento in dettaglio: Armistizio di Tanggu.

Il 22 maggio 1933, i rappresentanti cinesi e giapponesi s'incontrarono a Tanggu, vicino a Tianjin, per negoziare la fine del conflitto. Il conseguente Armistizio di Tanggu creò una zona demilitarizzata che si estendeva 100 chilometri a sud della Grande Muraglia, alla quale all'esercito cinese era vietato l'ingresso, riducendo notevolmente la sicurezza del territorio della Cina storica, mentre i giapponesi erano autorizzati ad usare aerei da ricognizione o unità terrestri per assicurarsi che i cinesi la rispettassero. Inoltre, il governo cinese fu costretto a riconoscere l'indipendenza de facto del Manciukuò e la perdita di Rehe.

Note

  1. ^ a b c (EN) Battle of the Great Wall, su republicanchina.org. URL consultato il 13 agosto 2016.
  2. ^ (ZH) Guo Rugui, 第二部分:从"九一八"事变到西安事变 榆关 热河失守 1
  3. ^ (EN) Hsu Long-hsuen and Chang Ming-kai, History of The Sino-Japanese War (1937–1945) 2nd Ed. ,1971. Translated by Wen Ha-hsiung, Chung Wu Publishing; 33, 140th Lane, Tung-hwa Street, Taipei, Taiwan Republic of China. Pg. 159–161.
  4. ^ (EN) Osprey Publishing: The Great Wall of China 221 BC–AD 1644. Stephen Turnbull. Paperback January 2007 ISBN 978-1-84603-004-8

Bibliografia

  • Rugui Guo, 中国抗日战争正面战场作战记 (Le operazioni militari della Cina nella guerra anti-giapponese), Casa Editrice Popolare di Jiangsu, 2005, ISBN 7-214-03034-9.
  • Louise Young, Japan's Total Empire: Manchuria and the Culture of Wartime Imperialism, University of California Press, 1999, ISBN 0-520-21934-1.

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Collegamenti esterni

  • Battles of the Great Wall (PDF), su republicanchina.org.
  • The History of Battles of Imperial Japanese Tanks, su www3.plala.or.jp.
  • Jehol 1933 Foto giapponesi dall'Operazione Nekka.
  • Aug. 1, 1932 issue of TIME magazine Rape of Jehol? [collegamento interrotto], su jcgi.pathfinder.com.
  • Jan. 23, 1933 issue of TIME magazine, "On Bended Knee", su time.com. URL consultato il 10 aprile 2015 (archiviato dall'url originale il 21 luglio 2013).
  • Feb. 27, 1933 issue of TIME magazine, Bumps & Blood, su time.com. URL consultato il 10 aprile 2015 (archiviato dall'url originale il 21 maggio 2013).
  • Mar. 6, 1933 issue of TIME magazine War of Jehol, su time.com. URL consultato il 10 aprile 2015 (archiviato dall'url originale il 21 luglio 2013).
  • Mar. 6, 1933 issue of TIME magazine, Two-Gun Tang, su time.com. URL consultato il 10 aprile 2015 (archiviato dall'url originale il 21 luglio 2013).
  • Mar. 13, 1933 issue of TIME magazine Glorious 16th, su time.com. URL consultato il 10 aprile 2015 (archiviato dall'url originale il 21 luglio 2013).
  • How was the great wall of china defended, su great-wallofchina.com.

Mappe topografiche

  • Cheng-te nk50-11 SW Jehol Province, SE Chahar Province, NW Hebei Province(north of Beijing, Gubeikou Pass)
  • Lin-yu nk50-12 S Jehol Province, NE Hebei Province, Great Wall to Shanhaikuan upper Luan River area
  • Ch'ang-Li nj50-4 NE Hebei Luan River area
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