Empietà

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L'empietà (greco ασέβεια, asebeia)[1] è, nella concezione generale, la trascuratezza del culto della religione dominante nel luogo ed in un dato momento storico, ovverosia della totalità della pratica religiosa esteriore; indipendentemente dalle sue sacre scritture, dalla sua teologia o mitologia, o dalla fede personale dei suoi credenti. L'empietà si distingue, in quanto atto passivo, dall'eresia che implica invece l'attiva opposizione al dogma religioso. Nonostante l'evidente differenza, storicamente, i reati di eresia o empietà sono stati sostanzialmente perseguiti e condannati utilizzando gli stessi criteri, sottostante l'obbligo di osservare il dogma religioso o politico, fedelmente e assolutamente. Nella società moderna non può esistere un reato di empietà visto il pluralismo religioso e visto il rapporto singolo e soggettivo che ogni individuo ha con la propria religione.

Personaggi accusati di empietà o eresia

  • Alcibiade, ucciso dai nemici persiani.
  • Alessandro Marchetti (matematico)
  • Anassagora, il quale sostenne che il Sole e la Luna erano rispettivamente una massa incandescente e un globo roccioso, anziché delle divinità.
  • Aristarco di Samo
  • Aristotele, accusato di essere favorevole agli invasori macedoni. Finì i propri giorni a Calcide, in Eubea.
  • Aspasia di Mileto
  • Giordano Bruno, bruciato vivo in Campo de' Fiori a Roma nel 1600.
  • Galileo Galilei, che fu costretto ad abiurare le sue tesi e scoperte scientifiche, rivelatesi poi vere.
  • Giovanni Valentino Gentile
  • Fidia
  • Ipazia, uccisa da una folla di cristiani fanatici
  • Protagora
  • Socrate, che morì per avvelenamento di cicuta nel 399 a.C.

Note

  1. ^ Il termine compare per la prima volta in Teognide: "onora e temi gli dèi, Cirno, perché è questo che impedisce all'uomo di dire e fare empietà." (1179-1182). Vedere A. Momigliano, Empietà ed eresia nel mondo antico, p. 443.

Bibliografia

  • Arnaldo Momigliano, Empietà ed eresia nel mondo antico, "Rivista storica italiana", 83, 1971, pp. 771-791 (ristampato in: A. Momigliano, Sesto contributo alla storia degli studi classici e del mondo antico, Vol. 1, Roma, Edizioni di Storia e Letteratura, 1980, pp. 437-458.

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